20 luglio 2015 Bali

Natural born goats

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Giorno cinque. Sidemen.

Oggi ci siamo rimessi tutti alla prova con una gita di trekking tra montagne e campagne per andare a visitare il tempio di Bukit Tageh che si erge su una cima sopra la valle di Sidemen.

I bambini ancora una volta si sono dimostrati delle super caprette tra giungla da scalare e scalinate che ci hanno fatto rimpiangere quelle del Gunung Kawi di ieri. Ma chi li ferma più?!

Il tempio era chiuso perché in questi giorni è abitato da spiriti malvagi e sono in attesa che ritornino gli spiriti buoni per fare una cerimonia funebre e riaprire l’accesso (semplificando).  Comunque attraverso i cancelli abbiamo guardato all’interno facendo attenzione a che la sfiga non ci colpisse per gli anni a venire.

Oltre ai nostri bambini intrisi del rimedio anti zanzara, qui anche l’aria profuma in modo intenso di chiodi di garofano messi ad essiccare al sole. Credo che da oggi in poi non potremo più non pensare a Bali mangiando questa spezia.

Nella valle gli adulti raccolgono il riso, bruciano le erbacce, coltivano fiori per i rituali religiosi e i chiodi di garofano. Fuori da ogni fattoria i contadini in questo periodo espongono il penjor, una struttura di bambù alta e ricurva sulla strada come un lampione che serve a ringraziare Ida Sang Hyang Widhi Wasa per la buona sorte.

I bambini la mattina vanno a scuola e il pomeriggio giocano fra i campi con gli aquiloni.

Viola e Tommaso hanno fatto amicizia con tre bimbi del posto con cui hanno giocato per tre ore consecutive con la solennità che solo i bambini sanno mettere nel gioco. Non avendo una lingua in comune per parlare, hanno disegnato e fatto origami in silenzio per poi salutarsi con un sorriso pieno di gioia e timidezza.

Finalmente ci stiamo ricordando di levare sempre le scarpe fuori di casa prima di entrare. A dire il vero i bambini lo hanno imparato dal primo giorno, noi adulti siamo più resistenti ai cambiamenti.

I nani chiamano casa ogni albergo dove ci fermiamo per dormire, e questa cosa che ci hanno attaccato di dire ogni sera “torniamo a casa” racconta in modo profondo uno dei sensi del viaggiare. Come spesso succede, loro capiscono le esperienze in modo più essenziale e vero. Essere qui con loro ci insegna a vivere tutto in modo differente.

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