Mumbai è stata una tappa veloce, dove ci siamo appena ambientati, ripresi dal viaggio e rifocillati.

L’ultimo giorno, Kiki è stato preso alle spalle fuori dall’albergo da un signore armato di lunghi spilli e cotone che gli ha operato una fulminea pulizia coatta all’orecchio destro in una frazione di secondo. Siamo scappati via a passi lunghi e facce fesse prima che indugiasse sulle altre orecchie della famiglia. Si vede che abbiamo raggiunto livelli igienici tali da schifare anche gli indiani in soli due giorni: onore massimo a noi.

Oggi siamo ripartiti verso Nashik senza troppi rimpianti: le megalopoli asiatiche non sono il nostro terreno di viaggio preferito, soprattutto col monsone che ci schiaffeggia a secchiate.

Lasciamo Mumbai con una reflex defunta causa monsone e la seconda macchina fotografica con l’elettronica in ginocchio. La terza con un 50 fisso è custodita gelosamente dentro 15 strati di plastica in attesa che la pioggia si plachi. La visita a delle antichissime rovine buddiste è stata di grandissimo aiuto del finire di riordinare le bestemmie e archiviarle per passare alla fotografia con smartphone con educata frustrazione zen.

Dopo 20.000 scalini in salita per raggiungere il sito, anche i miei polpacci hanno sentito Buddha e raggiunto in Nirvana dell’acido lattico. Domani si ripete per altri due siti analoghi

Ai templi buddisti Viola ed io siamo diventate l’attrazione principale dei turisti indiani che ci hanno chiesto decine di selfie coi loro figli e mogli: è stato un contrappasso inaspettato e giusto, devo ammetterlo.

Kiki, copilota del nostro provvido autista che non capisce nessuna lingua, neppure la nostra famigerata gestualità italica, e che ad ogni domanda muove la testa come i pupazzi a molla da cruscotto (“ha detto si? A me pareva si” “secondo me era un no”” “vabbè saliamo in macchina intanto poi vediamo”), inizia a dare segno di aver raggiunto la piena consapevolezza di come funziona la guida in India, riassunta in : “Ma gli fa proprio schifo vivere?”. E vabbè, semmai si reincarnano pazienza.

Domani alla volta di Aurangabad.