24 aprile 2019 Ergo Chebbi, Marocco

Erg Chebbi

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La mattina è iniziata presto all’insegna della fuga dal freddo freddissimo in modo assurdo di Midelt. Solita colazione alla Obelix e poi via veloci.
La prossima meta è la più attesa: il deserto.
Ci aspettano 300 km di statali, ma non siamo preparati ai panorami straordinari che ci aspettano lungo la strada: deserti sterposi, canjon di rocce rosse come il fuoco e improvvise oasi fittissime di palmeti incastonate nel nulla, la più bella quella di Ziz che si estende per 70 chilometri nel letto che il fiume ha scavato nella roccia. Ogni curva riserva un nuovo panorama seguito da un wow all’unisono. Ci siamo fermati talmente tante volte per fare foto che un viaggio di 4 ore è diventato sei. Niente sosta pranzo, se non per comprare un tubo di Pringles (sano e leggero pranzo per quattro per affrontare il clima torrido come consigliano sempre i medici).
Al secondo giorno di macchina siamo riusciti a vincere la seconda multa per eccesso di velocità (ben 62km/h su 60): 15€ e 20 minuti persi mentre è sempre più chiaro che i poliziotti puntino alle macchine dei turisti per spennarli come coglioni. Fanculo.
Gli ultimi 20 km verso El chebbi passano con lo sguardo fisso all’orizzonte dove si iniziano a vedere le dune rosse del deserto.
A questo punto il livello di eccitazione generale è a livelli stratosferici. Molliamo alla buona la macchina e saltiamo sui quattro dromedari che ci aspettano smandibolando appollaiati sulla sabbia.
La scoperta più divertente nel cavalcare i dromedari è che fanno esattamente il verso di Chubeka (o forse il contrario per dirla meglio): su questo abbiamo riso almeno 5 minuti buoni. Poi quando i dromedari hanno iniziato a salire e scendere per le dune abbiamo avuto una gran pena per quello sfigato a cui è toccato sgropparsi Riki per un’ora e mezza. Ad ogni salita gli si leggeva chiaramente sul muso un “ciccione di merda” seguito da sonora scoreggia fetentissima, e Riki terrorizzato che stramazzasse d’infarto da un momento all’altro a fargli le carezzine sul muso.
La guida berbera ci ha spiaggiato per un paio d’ore buone in mezzo delle dune per farci godere lo spettacolo del tramonto nel deserto. I bambini si sono divertiti come dei ladri.
Assistere al tramonto immersi nel  silenzio del deserto è un’sperienza primordiale: la sensazione di star vivendo il primo giorno del mondo.
Con la sabbia infilata in ogni tasca, calza, orecchio, siamo arrivati al campo per passare la notte in tenda sotto la stellata più impressionante che abbiamo mai visto accompagnati dai canti berberi attorno al fuoco.
Abituati alla sfigatissima tenda Decathlon, la mega tenda berbera in cui abbiamo passato la notte ci è sembrata la reggia di un sultano.
Le attese per oggi erano tante, e sono state superate alla grande.

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