21 aprile 2019 Fes, Marocco

Day 2 / Fes

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Giorno n.2
La prima colazione marocchina si è rivelata un pranzo nuziale da 120 portate da cui ci siamo alzati dopo 40 minuti distrutti e abili solo a rotolare in giro per la città.
Anche oggi siamo stati a zonzo per la medina di Fes, abbiamo provato a perderci più volte ma purtroppo ci siamo sempre riorientati (che noiosoni).
Siamo stati al mercato del cibo di primo mattino. Il mercato è tosto. Gli odori sono meravigliosi, il cibo è molto…come dire… più che crudo anche vivo (intendo polli, lumache) e quando è morto è decisamente una visione cruda. Le montagne di dolci coperte di mosche. Non è disgustoso, ma è il cibo come noi occidentali non siamo più abituato a vedere. Nessuna confezione carina, nessun impiattamento, nessun fronzolo.
La medina, enorme (ci abitano quasi un milione di persone per intenderci) è divisa in zone per mestieri.
Spostandoci abbiamo visto la zona dei fabbri, quella dei negozianti di abbigliamento da cerimonia, i tessitori, i ricamatori.
Ci siamo poi spostati nella zona della grande moschea, dove abbiamo tentato alcune foto ed incursioni, ma alla domanda “siete musulmani” la mia faccia bucefala la diceva lunga (non avrei potuto mentire su un tema di questa portata).
In queste zone le stradine diventano così strette che non ci si passa quasi in due, sono affollatissime e piene di banchetti che vendono dolci, torroni, candele cerimoniali, lampade di Aladino, teiere, pantofole di pelle colorata, insomma una montagna infinita di merce accatastata. Farsi largo nella parte più antica della medina è uno sport olimpico di una certa portata: sembra di essere in un formicaio in cui le persone vanno e vengono, lavorano, cazzeggiano, spostano carretti mentre ti inseguono gattini affamati, affettuosissimi e paraculissimi.
Dopo ore a zonzo siamo rientrati a prendere fiato sulla terrazza dell’albergo per poi uscire a mangiare con amici italiani. Eh sì, perché siamo riusciti per una casualità incredibile, ad incontrare una famiglia che non vedevamo da anni che alloggia nel nostro albergo. Nota: mangiato la tajine di cammello stufato (nulla di sconvolgente direi)

I marocchini non amano essere fotografati, quindi oggi abbiamo rubato un sacco di scatti coi trucchi più roccamboleschi (anche il trucco migliore non ti consente più di 2 o 3 secondi per scattare, quindi un po’ di culo è necessario per portare a casa qualcosa di accettabile). Scoperta solo una volta credo di aver rischiato una manica di sberle, ma mi sono dileguata tra la folla dicendo “Sorry Sorry” e un sorrisetto terrorizzato stampato in faccia.

Domani sveglia all’alba, ci muniamo di macchina e partiamo verso il deserto. Speriamo almeno di trovare più caldo, perché al momento le temperature sono più clementi a Milano. Nada canterebbero: ma che (cazzo) di freddo fa.

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